CAPSULITE ADESIVA (spalla congelata) 
 
Tale malattia è stata descritta per la prima volta nel 1872 dal chirurgo francese Simon-Emmanuel Duplay. Nel 1934 il il Dr. Ernest Amory Codman la definì “frozen shoulder” (spalla congelata), mentre il nome di "capsulite adesiva" si deve al Dr. Robert J. Neviaser che coniò questo termine nel 1945. 
 
Che cosa è
 
Secondo la definizione formulata nel 1992 dai membri dell'ASES (American Shoulder and Elbow Surgeons) la capsulite adesiva è "una patologia di eziologia incerta caratterizzata da una rilevante diminuzione della motilità della spalla sia attiva che passiva, che compare in assenza di una nota alterazione intrinseca della spalla". 
È caratterizzata da una disfunzione della cuffia dei rotatori, con capsula articolare fibrotica, ispessita e aderente alla testa omerale, e conseguente riduzione del volume dell'articolazione gleno-omerale (Bunker TD et al. 1994; Rockwood C., Matsen F., 2000). 
 
 
Epidemiologia 
 
La capsulite adesiva colpisce il 2-5% della popolazione generale, predilige il sesso femminile e l'incidenza è maggiore tra i 40 e i 60 anni. 
 
 
Eziopatogenesi 
 
Le cause di questo disturbo non sono ancora state del tutto chiarite. La sua fisiopatologia è legata alla presenza di alcune citochine (TGF-b, PDGF) presenti nel liquido sinoviale che hanno il ruolo di stimolare i fibroblasti e, quindi, la proliferazione del collagene e la conseguente fibrosi della capsula (Rodeo SA et al. 1998). 
 
La capsulite adesiva è stata classificata in primaria e secondaria. La capsulite adesiva primaria è caratterizzata da infiammazione e fibrosi capsulare globale che si verificano in assenza di una nota causa scatenante. La capsulite secondaria comprende invece molte condizioni che causano rigidità della spalla come la tendinopatia calcifica, rotture della cuffia dei rotatori, artrite gleno-omerale e acromion-clavicolare, precedenti traumi alla spalla o interventi chirurgici, ecc...  
E 'molto importante identificare questi disturbi perché prima di impostare il trattamento per la rigidità è necessario trattare la causa primaria (Pearsall AW, Speer KP, 1998; Noel E et al. 2000). 
 
È ben documentata anche un'associazione tra capsulite adesiva e diabete: la capsulite è stata riscontrata nell'11% di un gruppo di 800 soggetti diabetici, rispetto ad una prevalenza del 2,6% dei controlli. Inoltre nella casistica di una clinica reumatologica è stata osservata una ridotta tolleranza al glucosio nel 28% dei pazienti con capsulite adesiva rispetto al 12% dei controlli, appaiati per età e sesso. È stato anche segnalato che i diabetici hanno un'incidenza di capsulite adesiva bilaterale otto volte maggiore rispetto ai controlli (Galeone F., 2011). 
 
La capsulite adesiva primaria generalmente progredisce attraverso tre fasi cliniche: la fase dolorosa (2-9 mesi), durante la quale è presente vivo dolore associato a rigidità della spalla; la fase di congelamento (4-12 mesi), in cui la rigidità della spalla progredisce fino ad essere molto marcata, proprio come se fosse congelata; la fase di scongelamento (5-12 mesi), caratterizzata dalla riduzione drastica del dolore e dal miglioramento del ROM articolare fino alla risoluzione graduale della rigidità di spalla (Wong P. et al., 2010) . 
Non sempre al termine della terza fase si ha il pieno recupero della motilità articolare della spalla. 
 
 
Trattamento 
 
La maggior parte dei pazienti con capsulite adesiva si riprende con il trattamento non chirurgico. L'obiettivo è di eliminare il dolore per poi migliorare la motilità passiva e attiva. 
I farmaci anti-infiammatori non steroidei (FANS) non hanno dimostrato di contribuire in modo significativo alla guarigione della capsulite adesiva, ma possono essere utili nell’offrire sollievo dai sintomi dolorosi durante la prima fase infiammatoria. In alcuni casi vengono effettuate iniezioni di corticosteroidi intra-articolari, che rappresentano una valida alternativa all'assunzione di steroidi per via orale per il minor rischio di effetti collaterali (Edwald A. et al., 2011). 
La terapia fisica (tens, tecarterapia, ultrasuoni) è di capitale importanza negli stadi avanzati della malattia, quando la scena clinica è dominata dalla rigidità; molto controverso è il suo ruolo nelle fasi precoci quando la sintomatologia dolorosa è imponente (Piscopo A. et al. 2004). Secondo Bunker la terapia fisica nelle fasi iniziali può rappresentare un ulteriore stimolo alla fibrosi delle strutture anteriori (Bunker TD, 1995). 
Il trattamento fisioterapico comprende manipolazioni ed esercizi di stretching capsulare, che devono essere precoci per prevenire le rigidità più gravi. È importante insegnare al paziente fin da subito un programma di esercizi da eseguire a casa. Quando poi diminuirà il dolore alla spalla e ci sarà un miglioramento visibile della mobilità si aggiungeranno esercizi dl rinforzo muscolare. 
Il trattamento chirurgico dovrebbe subentrare al fallimento di quello riabilitativo protratto per almeno sei mesi. 
La manipolazione articolare in anestesia è stata in passato tra le procedure più in voga per risolvere la rigidità ed accorciare i tempi per ristabilire una normale escursione articolare.  
Attualmente i casi resistenti al trattamento conservativo sono trattati chirurgicamente in artroscopia. L'intervento si esegue in anestesia loco-regionale o generale. In una incisione si inserisce l’artroscopio, “telecamera” che permette di vedere l’interno della spalla, attraverso le altre incisioni vengono introdotti speciali strumenti che permettono l’asportazione del tessuto infiammato, la liberazione delle aderenze e la sezione selettiva della capsula. Al gesto chirurgico si associano manovre esterne di mobilizzazione atte a vincere le resistenze aderenziali aumentando così l’articolarità passiva. 
La chirurgia a cielo aperto è sempre meno utilizzata a causa dei maggiori tempi di recupero necessari prima di poter iniziare il programma riabilitativo e del maggiore rischio di complicanze. 
La fisioterapia post-operatoria protratta per almeno tre mesi è fondamentale per mantenere il range articolare ottenuto mediante l'intervento chirurgico e per ottenere il rinforzo della muscolatura del complesso "spalla" (Ricci M. et al., 2004). 
 
 
 
BIBLIOGRAFIA 
Bunker TD, Esler CN. Frozen shoulder and lipidis. J Bone Joint Surg 1995; 77B:684-6. 
Bunker TD, Lagas K, DeFerme A. Arthroscopy and manipulation in frozen shoulder. J Bone Joint Surg (Br) 1994; 76-B suppl 1:53. 
Codman E. A. Tendinitis of the short rotators. In: Ruptures of the supraspinatus tendon and other lesions in or about the subacromial bursa. Thomas Todd and Co Eds, Boston, 1934. 
Edwald A. MD, Grant Medical Center, Columbus, Ohio.  Adhesive capsulitis: a review. Am Fam Physician. 2011; 83:417—422. 
Galeone Francesco. Diabete e patologie osteoarticolari. Living edizioni. 2011. 
M Ricci, G. Castellarin, E. Vecchini, P.Sembenini, A. Vangelista. Adhesive capsulitis of the sholuler: arthroscopic and rehabilitative treatment. G.I.O.T. 2004; 30:60-4 
Neviaser, J.S. Adhesive capsulitis of the shoulder.  A study of the patholo-ic findin-s in pcriarthritis of the shoulder.  J. Bone Joint Surg. 1945;  27:211-222. 
Noel E, Thomas T, Schaeverbeke T, Thomas P, Bonjean M, Revel M. Frozen shoulder. Joint Bone Spine. 2000; 67:393—400. 
Pearsall AW, Speer KP. Frozen shoulder syndrome: diagnostic and treatment strategies in the primary care setting. Med Sci Sports Exerc. 1998; 30:33—39. 
Piscopo A., Riccardi G.,Riccio I., Zanchini F. The adesive capsulite: our therapeutic protocol. G.I.O.T. 2004; 30:319-322. 
Rockwood C, Matsen F. La spalla. Verduci Ed, Roma, 2000; vol 2. 
Rodeo SA, Suzuki K, Yamauchi M, Bhargava M, Warren RF. Analysis of collagen and elastic fibres in shoulder capsule in patients with shoulder instability. Am J Sports Med 1998; 265:634-643. 
Wong P L K, Tan H C A. A review on frozen shoulder. Singapore Med J. 2010; 51(9) : 694. 
Wong PL, Tan HC. A review on frozen shoulder. Singapore Med J. 2010;  51(9):694-7. 
Zuckerman J, Rokito S. Frozen shoulder: a consensus approach. J Shoulder Elbow Surg. 2011; 20:322—335. 
 
 
 
 
Dott.ssa Viola Testi 
Fisioterapista 
 
 
 
 
             
 
 
 
 
LIBRI DI GIACOMO MARGIACCHI 
 
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